Una pianura liquida
In prossimità delle nostre coste, nel mare che qualcuno ha definito una pianura liquida circondata dalla vite, dall’olivo e dai fichi, troviamo innumerevoli arcipelaghi emersi e due tra le più grandi isole del Mare Mediterraneo. Isole per tutti i sogni e tutti i desideri.
Oggi partiamo proprio da qui per il nostro viaggio esplorativo. Non andremo alla ricerca di pirati né di tesori sommersi, ma cercheremo di coglierne il valore della loro storia e degli aspetti vinicoli.
Attraversare la Sicilia e la Sardegna è come sfogliare un libro di racconti, leggerne le pagine è affascinante, non esiste noia per le immense meraviglie della loro storia.
In queste due regioni popoli misteriosi e sapienti, custodi di saperi ancestrali, sono approdati con le loro navi: fenici, cartaginesi, greci, romani e arabi sbarcarono portando semi, vitigni, pratiche colturali e nuove tecniche agricole che si si sono poi diffuse sulla penisola.
Sono decine le varietà di uva attribuibili agli antichi greci durante la colonizzazione del VIII secolo a.C.: pensiamo solo ai vitigni che hanno alla radice del nome il termine Greco o Grechetto, e alle Malvasie, o ancora a quelle riconducibili ai popoli venuti da oriente, del resto la vitis vinifera nasce proprio da quelle parti.
Ancora oggi nei vigneti troviamo resti di antichi palmenti, terrazze sorrette da muretti a secco e alberelli piantati su fazzoletti di terreno liberati dalle pietre. Anche qui i muretti a secco, come del resto in montagna, sono simboli di una viticoltura eroica, della fatica e della volontà di sopravvivenza dell’uomo. Alla scarsità di terreni da coltivare si sopperiva sempre con delle soluzioni che aumentavano la disponibilità e favorivano la sussistenza delle terre esistenti.
Lo stesso accadeva in altre isole, spesso lontane, impervie, battute dai venti, apparentemente poco accoglienti, ma che avevano alle spalle millenni di storia. Anche qui popoli naviganti provenienti da ogni paese del Mediterraneo le hanno raggiunte e hanno lasciato a testimonianza parti di sé e della loro cultura, contribuendo alla crescita dei sistemi sociali ed economici.
A ben guardare, la cosa curiosa è che gli isolani spesso non sono uomini di mare, al contrario la loro storia è legata alla terra e contrassegnata da scelte di agricoltura e pastorizia.
Forse anche perché vivere all’interno li proteggeva da incursioni e invasioni provenienti dal mare.
Non ci meravigliamo quando ci accorgiamo che a Ischia, una perla in prossimità della costa napoletana, il piatto tipico è il Coniglio alla Cacciatora o Coniglio all’Ischitana. Oppure che a Ventotene, nell’arcipelago delle Isole Ponziane, ci siano più agricoltori che pescatori, che coltivano lenticchie, fave, piselli, carciofi, limoni, prodotti alla base delle succulente ricette locali.
Dalle isole più piccole...
Per tornare alla nostra ricerca pensiamo alle viti, e a quante opportunità offrono le isole per produrre vini unici di grande stoffa e personalità. Terreni di diversa composizione, spesso vulcanici, quantità di sole e ore di luce intensa e ineguagliabile, venti costanti che riducono o annullano completamente le malattie fungine e i necessari trattamenti costituiscono un patrimonio inestimabile per i viticoltori.
A Ventotene, dove la moderna viticoltura è stata introdotta all’inizio del ‘700 da coloni ischitani, i terreni sono di origine vulcanica, e a differenza di Ponza e Palmarola gli accessi ai vigneti non creano particolari disagi. Gli anni del turismo selvaggio hanno ridotto notevolmente la produzione, ma qualche giovane eroe come Luigi Sportiello di Candidaterra ha ricominciato a fare sul serio. Le varietà prodotte, come da tradizione, si rifanno al mondo campano: falanghina, fiano e greco.
A Ischia, baciata dal sole e dal vigore dei terreni di origine vulcanica la produzione vinicola è tra le più importanti delle piccole isole italiane, favorita anche da un clima mediterraneo che non eccede mai nelle diverse stagioni dell’anno.
In alcune zone, a causa delle forti pendenze, che vanno anche oltre il 70%, si utilizza la monorotaia a cremagliera. Le varietà bianche coltivate sono le ischitane per eccellenza biancolella e forastera, e per i rossi per’e palummo, guarnaccia e aglianico. Grande interprete del territorio maestro Pasquale Cenatiempo: nelle sue grotte di tufo si potranno assaggiare sempre vini entusiasmanti e ci si potrebbe perdere a descriverne le peculiarità.
...alle più grandi
E poi che dire delle grandi isole: Sicilia e Sardegna? Mare, spiagge, monti, arcipelaghi, vulcani e terreni d’ogni sorta. Storie millenarie, mescolanze di saperi, sapori e religioni che in ogni angolo ci permetteranno di trovare vini straordinari spesso legati a un mondo ancestrale.
Oltre lo stretto di Messina sono centinaia le varietà di uva che hanno fatto la storia locale e per citare soltanto alcune tra quelle bianche: carricante, catarratto, grecanico, grillo, inzolia, malvasia e zibibbo. Tra quelle a bacca rossa: frappato di vittoria, nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera, nero d’avola e perricone.
Mentre, in mezzo al mare, protette dallo spirito che ancora volteggia tra i nuraghi di Sardegna, tra le varietà bianche: malvasia, nuragus, semidano, vermentino e vernaccia. Tra quelle rosse: bovale, cagnulari, cannonau, carignano, girò, monica, muristellu e pascale.
Non mi resta altro che augurarvi tanta felicità per le festività e come sempre:
in alto i cuori e cin! cin!
Italo Maffei
Quartomoro: il produttore di gennaio
Leggi la chiacchierata tra il nostro esperto selezionatore Italo Maffei e Piero Cella di Quartomoro, il nostro produttore di gennaio. Tra famiglia, passione, studio e progetti ambiziosi: diventare custode del Vigneto delle Memorie in Sardegna.