Dall'opera lirica al vino
Ho immaginato brindisi gioiosi e un palcoscenico dove degli attori si esibivano felici, i loro abiti di scena erano ottocenteschi, sontuosi.
L’aria era quella de La Traviata, un esuberante tenore cantava:
Libiamo, libiamo ne’ lieti calici,
che la bellezza infiora;
e la fuggevol fuggevol’ora
s’inebrii a voluttà.
Libiam ne’ dolci fremiti
che suscita l’amore,
poiché quell’occhio al core
Onnipotente va.
Libiamo, amore; amor fra i calici
più caldi baci avrà.
E una soprano dalla presenza scenica magnetica gli rispondeva.
Suoni orchestrali salivano potenti evocati da un direttore scapigliato alla testa di cento ispirati strumentisti.
Questa fantasia faceva vibrare qualcosa nella mia mente ed è arrivato come un’intuizione il pensiero che, associando più forme d’arte, la percezione si affina e il piacere si amplifica.
Il vino e l’opera lirica: due eccelse forme d’arte.
Il contadino e il compositore: uomini che lavorano duramente per comporre un’opera, faticando su infiniti dettagli per renderla unica.
Il vignaiolo ha una visione del suo vino.
Ogni attimo della stagione è fondamentale per realizzare la sua opera. Il suo è un lavoro di attenzioni certosine, di fatica, di rischio e pazienza. Le sue mani modellano i doni della natura, con precisione e zelo. Per primo prepara il terreno, cura e protegge i vigneti, assaggia l’uva e il suo seme maturo.
Poi la vendemmia: quando si arriva all’apoteosi del crescendo musicale e tutta l’uva è arrivata in cantina, il contadino accompagna con grande emozione quel momento del processo naturale, la fermentazione, che darà vita alla magia.
Quando questo avviene l’opera è realizzata. Manca solo la conclusione, il periodo di affinamento.
Compositori e gourmet
Conversando con un caro amico di Vinevo appassionato di opera lirica, abbiamo trovato molte affinità tra i compositori italiani e il vino, come se ci fosse una storia d’amore segreta tra queste sue espressioni del genio italiano.
Pensiamo a Giuseppe Verdi e alla sua passione per i vini dei colli piacentini, anche se l’artista non disdegnava la produzione toscana e piemontese né quella veneta e siciliana.
Oppure a Gioacchino Rossini, il compositore che più di tutti ha saputo coniugare con genialità le sue grandi passioni: musica, cibo e vino. Con lo stesso furore creativo ne esplorava le possibilità e le mille variabili.
Della sua esperienza di fine gourmet restano ricette, aneddoti e scritti nei quali rivela una sua particolare attrazione per i vini marchigiani, come anche per i vini toscani, vesuviani e siciliani.
L'arte, l'emozione, il vino
Questo mese abbiamo dedicato uno spazio particolare a Paolo Brunello di Vignale di Cecilia, un produttore dei Colli Euganei. Perché nessuno meglio di lui, può rappresentare il connubio tra musica e vino. Paolo infatti è stato per anni un valente violoncellista finché la sua passione per il vino è prevalsa sull’altra, e lui ha scelto la vigna, restando però eternamente legato a un’esperienza indimenticabile. Troverete maggiori dettagli nella videointervista che pubblicheremo a fine mese.
L’arte è emozione: vino e musica ci insegnano ad assaporare le cose del mondo con maggiore intensità, volando oltre la routine del quotidiano. Darsi la possibilità di sognare ci porta a camminare su nuove strade di percezione e di piacere.
Quindi, cari amici, occhi aperti e cin! cin!