Ma Vinevo vuole anche essere scoperta di realtà sempre nuove: partiamo allora per il Piemonte, ospiti di Francesca Garbaccio e del marito Diego Morra, nella loro giovane cantina: siamo nelle Langhe, e qui dal 2006 vinificano i vitigni che hanno reso grande questa zona oltre che qualche chicca come il Pelaverga. Accanto a Dolcetto e Barbera, il loro Barolo Zinzasco è uno splendido Barolo classico che porta nel nome, quello di un Rio che unisce i comuni di Verduno e La Morra, la sua identità, essendo unione di vigneti parte a Verduno e parte a La Morra.
La scoperta continua con spumanti dove meno te li aspetteresti: non in Franciacorta, Trentino o Oltrepò, ma in Val d’Aosta e Puglia: da un lato Valeria Vevey, e delle vigne impervie, oltre i 1000 metri, coltivate con la tipica pergola valdostana, qui particolarmente bassa per mantenere il calore e lottare contro i venti e il freddo di questo fazzoletto di terra ai piedi del Monte Bianco. Dall’altra parte d’Italia, ecco invece D’Araprì, il migliore segreto della spumantistica italiana: una cantina che produce solo spumanti che esaltano i vitigni locali, a partire dal Bombino bianco, arrivando al Nero di Troia. Nata di più quarant’anni fa dall’amicizia che viene dal jazz di Girolamo, Louis e Ulrico, la cantina si è nel corso del tempo affermata come una delle stelle polari tra le cantine spumantistiche italiane, e ha saputo crescere con fantasia, coraggio e grandissime capacità, dimostrando non solo la versatilità di vitigni poco utilizzati, ma anche che anche al sud si possono produrre eccellenti metodi classici. Oggi sono i figli, Anna d’Amico, Daniele Rapini e Antonio Priore, ad affiancare i genitori raccogliendo il testimone.
Rimanendo nel meridione, Stefania Caré è l’anima dei vini Brigante, una cantina che racconta come poche altre Cirò e i suoi vitigni, il Gaglioppo e il Greco bianco. Lei e suo marito Enzo, accompagnati dalla stessa passione e dal medesimo amore che animava il padre di lui Cataldo, rimangono ancorati ai valori dei tempi passati per onorare la storia della loro cantina, ma soprattutto il patrimonio di tradizione, cultura, stile che sono la vera essenza della realtà contadina di Cirò.
Risalendo lo stivale conosciamo Ausonia, una cantina che è soprattutto una bellissima storia, di come Simone e Francesca hanno cambiato vita e si sono lanciati alla ricerca di un sogno: vivere a contatto con la natura, produrre un vino che non fosse solo buono, ma che raccontasse nel suo gusto una specifica identità, quella della propria terra e della propria gente. Ma se del loro progetto ci fa innamorare il romanticismo dell’idea, a convincerci fino in fondo è la personalità dei loro vini.

E chiudiamo il viaggio di questo mese a Bologna. La rossa, la dotta, terra conosciuta più per la generosità del suo cibo che per i suoi vini. Sempre più però anche sui colli bolognesi si pratica una viticoltura che sia attenta sia alla sostenibilità ambientale sia alla qualità – aspetti che, lo stiamo vedendo in questi mesi, vanno spesso di pari passo. Lodi Corazza, di Silvia e Cesare Corazza, non fa eccezione: di loro amiamo la passione di chi rispetta il territorio e ne mantiene intatta la biodiversità, e amiamo i loro vini, a volte davvero sorprendenti.
Infine, da questo mese inizieremo anche a proporvi ulteriori approfondimenti sui temi del mese, per farvi scoprire qualche sfumatura, qualche dettaglio, qualche numero in più che ruoti attorno ai vini che troverete, e che speriamo amerete. Ci piace pensarlo come un passo in più per raccontarvi il vino, il mondo che gli ruota attorno, e il nostro modo di guardarlo.
Anche questo mese, come sempre, buon viaggio.