È vero infatti che negli ultimi anni sembrano essere apprezzati soprattutto i vini ricavati da un unico vitigno, tanto che spesso si trovano ormai vinificate in purezza uve che solitamente sono usate nei tagli, ma rimane che i blend e gli uvaggi sono alla base di vini grandissimi, che spesso raccontano meglio di tanti vini monovitigno la storia e le idee del produttore e la tradizione del luogo. E non c’è bisogno di scomodare i grandi tagli bordolesi o i cosiddetti super tuscan: basta davvero solo guardare alla storia di un territorio, a come si è sempre fatto il vino. E il nostro sguardo questo mese per certi versi sembra originale, perché vi proponiamo mescolanze spesso fuori dagli schemi più conosciuti, ma per un altro verso è proprio un riappropriarsi del modo di fare vino più antico.
Mescolare è alla base, lo è sempre stato, del fare spumanti. Ecco allora che ritroviamo D’Araprì e i suoi magnifici spumanti a base Bombino bianco o Montepulciano, unito a un signore degli spumanti quale il Pinot nero. Un blend simile, ma con il Nero di Troia al posto del Pinot, è quello del Cacc’e Mmitte di Lucera de La Marchesa. Se si parla di Pinot nero in Italia, poi, il pensiero vola subito in Oltrepò Pavese, ma le mescolanze che vi proponiamo da quelle terre non prevedono il grande vitigno internazionale, ma più umili vitigni storici locali, con Croatina e Barbera a farla da padroni. Nello straordinario Bricco Riva Bianca e nella bonarda ferma che è il Rosso d’Asia si sente la mano e l’infinito rispetto per il territorio di Andrea Picchioni, il nostro produttore del mese. A pochi chilometri di distanza, i fratelli Calatroni hanno dato vita al progetto Mon Carul, dedicato ai vitigni autoctoni, alla coltivazione in biologico, alla comprensione delle potenzialità di vitigni storici che sono radici su cui costruire il futuro. E avvicinandosi al mare la Barbera la ritroviamo anche nei vini liberi e anarchici di Walter Massa, stavolta unita ad altri vitigni piemontesi, come il Cortese, il Nebbiolo, la Freisa.