Siamo come viti
Pensiamo alla bellezza dei secolari alberelli etnei dai tronchi contorti e nodosi, oppure alle alberate aversane, le viti maritate, che svettano oltre i 15 metri abbracciate ai pioppi che le sorreggono. Un abbraccio antico, alcuni ceppi originari risalgono alla fine del ‘600.
Le viti ci assomigliano: anche per gli esseri umani la freschezza non è un valore assoluto, la gioventù è una parte del percorso che porta alla profondità e alla ragionevolezza dell’età matura. E forse potremmo guardare a gioventù e vecchiaia come tappe di un percorso che ci conduce a cogliere e gustare appieno il sapore del meraviglioso regalo che è la vita.
Diceva bene Arthur Schopenhauer:
“Nella gioventù vi è una maggiore creatività, e dal poco che si conosce si è in grado di ricavare qualcosa di più: nella vecchiaia per contro vi è maggior giudizio, penetrazione e fondatezza. Il materiale di conoscenze originarie, di spontanee visioni fondamentali, ossia ciò che uno spirito privilegiato ha il destino di donare al mondo, è da costui raccolto già in gioventù: egli tuttavia diventa padrone della sua materia soltanto nell’età tarda. Di conseguenza si troverà per lo più che i grandi scrittori hanno prodotto i loro capolavori intorno ai cinquant’anni. La gioventù rimane tuttavia la radice dell’albero della conoscenza, anche se soltanto la corolla potrà portare i frutti”.
Qualità che nasce dal tempo
Tornando alla vite, pensiamo a quanta qualità può nascere dal tempo.
Con il lento passare degli anni si evidenzieranno le unicità, la vite radicherà nel terreno profondamente, diverrà sempre più forte ed esperta e saprà resistere a eventi meteorologici avversi, troverà minerali e nutrienti che restituirà poi nei suoi frutti. Che saranno ricchi di qualità organolettiche e di struttura.
Di contro, certo le vecchie viti produrranno meno, e in una società rivolta a produzione e consumo potranno essere considerate obsolete e poco redditizie, e per questo da sostituire.
Pensiamo agli impianti di produzione intensiva di frutta: là si vedono piante che un tempo erano alberi, e che ora vengono coltivate a filare per aumentare la produzione e limitare i costi di esercizio. Non importa se la natura viene così violentata e se al mondo vegetale non viene data la possibilità di esprimersi con armonia. L’importante è il business. Quello che accade è però che anche negli studi di selezione clonale, fiore all’occhiello di questa concezione, oltre ai supposti miglioramenti qualitativi, stanno emergendo nuove e inaspettate fragilità.
Vigna vecchia che brodo fa?
Proteggere una vigna vecchia è salvare un patrimonio genetico e al tempo stesso è mantenere viva l’eredità e la testimonianza di una comunità. Preservare un vecchio vigneto dall’espianto è un po’ come prendersi cura delle opere esposte in qualsiasi museo italiano, o dei reperti archeologici unici al mondo, di cui andiamo tanto fieri. Ma spesso chi dedica la propria vita a imprese come questa sbarca il lunario a fatica.
E purtroppo la legislazione non ci aiuta: “vigna vecchia” non è un parametro riconosciuto.
Non c’è una data certa per definire quando la vigna può essere considerata vecchia, né esiste un disciplinare che ne regolamenti l’esistenza e ne riconosca la qualità.
Cosa possiamo fare?
Ma per aiutare chi si adopera per preservare queste ricchezze, mosso dalla passione e dall’amore per la propria storia, noi amanti del vino possiamo fare molto. A volte anche riconoscere il giusto prezzo a un prodotto è parte integrante della sopravvivenza economica di un’azienda agricola e dà la possibilità di proseguire in un progetto a tratti quasi eroico. Possiamo partecipare informandoci, valutando i prodotti, sentendoci parte di quel progetto, mettendoci idealmente al fianco di chi lavora.
O possiamo anche solo bere consapevolmente questi vini unici, sapendo di preservare così un patrimonio viticolo che ci appartiene e che abbiamo solo dato in affidamento a qualche bravo vignaiolo.
Nella nostra ricerca, Vinevo ha voluto presentarvi vini prodotti con vigneti di almeno 45/50 anni. Abbiamo attinto a produttori presenti in diverse regioni italiane per evidenziare come esistano molti vignaioli sensibili al tema proposto, che hanno saputo cogliere la ricchezza presente nelle loro vigne.
Speriamo di avervi incuriosito e che questa richiesta di attenzione possa essere condivisa anche da voi.
In alto i cuori e cin cin!
Italo Maffei